L’art. 21 del decreto-legge (DL) n. 21 del 21 marzo “Disposizioni in materia di economia circolare in agricoltura” – in Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2022[1] – fa riferimento alla possibilità di utilizzare come fertilizzante il digestato proveniente da impianti di produzione di biogas. Il DL integra i provvedimenti precedenti che avevano già inquadrato il digestato come sottoprodotto e non rifiuto quando “ottenuto in impianti aziendali o interaziendali dalla digestione anaerobica, eventualmente associata anche ad altri trattamenti di tipo fisico-meccanico, di effluenti di allevamento o residui di origine vegetale o residui delle trasformazioni o delle valorizzazioni delle produzioni vegetali effettuate dall’agro-industria, conferiti come sottoprodotti, anche se miscelati fra loro, e utilizzato ai fini agronomici”. Ora, il DL equipara tale digestato ai fertilizzanti di origine chimica subordinatamente al rispetto di alcuni requisiti. In primo luogo deve provenire da impianti alimentati esclusivamente con i materiali e le sostanze di cui all’art. 22 della legge 83/2021; e si tratta di matrici di origine agricola e zootecnica. Poi, esso deve essere impiegato “secondo modalità a bassa emissività e ad alta efficienza di riciclo dei nutrienti” cioè nel rispetto di quanto sarà stabilito da un Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali di concerto con quello della Transizione Ecologica da emanarsi entra trenta giorni.
Coldiretti si era già espressa a favore di questo indirizzo, considerando sia la natura dei prodotti sia la situazione critica inerente l’approvvigionamento di fertilizzanti determinatasi a seguito della guerra in Ucraina. La possibilità di utilizzare come fertilizzante questo tipo di digestato fa seguito un altro importante provvedimento, inserito nel “milleproroghe”, e riguardante il “via libera” per il 2022 agli incentivi per nuovi impianti a biogas di piccola taglia – fino a 300 Kw – e che sono in gran parte alimentati proprio con reflui e materie derivanti dalle coltivazioni e dagli allevamenti. In tal modo, si chiude un processo di economia circolare e si consente agli agricoltori di trasformare gli scarti in energia e poi di fertilizzare il suolo con positivi impatti per le aziende e per l’ambiente.