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Biodiversità e Paesaggio

Approvata la legge su “filiera corta e km zero”

L’iter parlamentare è stato lungo, ma alla fine è stata approvata la legge a sostegno della filiera corta e dei prodotti a km zero. L’11 maggio, infatti, vi è stato il voto positivo della Camera, con maggioranza pressoché unanime, sulla proposta di legge n. 183-B: “Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta”. La legge contiene due importanti definizioni.

I prodotti sono a “chilometro zero o utile” se il luogo di produzione o di trasformazione è posto a una distanza non superiore a 70 chilometri dal luogo di vendita, o comunque proveniente dalla stessa provincia del luogo di vendita (o di consumo in caso di servizi di ristorazione).

Si parla, invece, di “filiera corta” quando i prodotti hanno una commercializzazione caratterizzata dall’assenza di intermediari commerciali o dalla presenza di un solo intermediario tra produttore e consumatore finale. Quindi si resta nell’ambito della filiera corta anche quando una impresa agricola vende prodotti di un’altra impresa nel rispetto della prevalenza.

Altre disposizioni della legge riguardano il sostegno “dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta” da parte di soggetti pubblici. Si prevede una riserva di spazio, ad opera dei Comuni, nelle aree destinate a mercato a vantaggio degli imprenditori agricoli con questo tipo di prodotti. E sempre per tali prodotti è prevista anche la promozione nella ristorazione collettiva con particolare riferimento a quella di prodotti biologici, tipici, tradizionali, DOP o IGT. Infine si prevede la creazione dei loghi “chilometro zero” e “filiera corta” che potranno essere esposti nei luoghi di vendita diretta, nei mercati, negli esercizi commerciali e sulle piattaforme informatiche di acquisto o distribuzione (ma non sui prodotti e/o sugli imballaggi).

Si tratta di un provvedimento che trova il pieno consenso di Coldiretti in quanto favorisce i legami fra aree urbane e aree rurali ed evita quelle interruzioni lungo la catena del valore agroalimentare che poi favoriscono la speculazione in danno a produttori e consumatori.